lunedì 2 luglio 2007

Prendeva il 409 e il 66 per andare al Croce

Ricorda Eskimo...

E’ arrivato un post così significativo che merita tutta la visibilità possibile.

Sono entrato al mitico liceo Croce quando il vento della contestazione studentesca era agli inizi e dalla vicina città universitaria ci arrivavano gli echi delle lotte dei nostri compagni (1968-69). Eravamo solo dei ragazzini. Molti di noi fino ad un anno prima frequentavano ancora le parrocchie che erano gli unici luoghi dove trovare un qualcosa di “organizzato” al di là delle partite di pallone nei cortili o i giri in bicicletta intorno al palazzo e di lotta di classe ancora non ne avevo sentito parlare. Per andare al liceo prendevo due autobus: il 409 ed il 66. Ho un flashback delle prime assemblee nel nostro “garage” a cui assistevo e quelle a cui partecipavano alcuni rappresentanti degli studenti del movimento studentesco universitario. Seguivo attentamente le loro tesi, le loro proposte, il loro entusiasmo e mi avvicinai al movimento, fino a quando, prendendo coraggio presi la parola anche io. Ero comunque già “predisposto” in quanto a casa mia tutti i giorni si leggeva L’Unità e Paese Sera e l’antifascismo era considerato un valore da difendere contro gli attacchi dei reazionari e i diritti del proletariato erano imprescindibili. E così da ragazzino inesperto sono diventato un ragazzo che leggeva Marx, Lenin e il Che, cantavo l’Internazionale, Bandiera Rossa e Contessa e avevo in tasca del mio eskimo la tessera della FGCI (che non era l’iscrizione ad una squadra di calcio) ma la Federazione Giovanile del Partito Comunista Italiano. Sono cresciuto nel nome della libertà e contro l’imperialismo americano a fianco del popolo del Vietnam. Ricordo le tante volte quando andavamo a fare le assemblee al liceo Tasso e la tristezza e la rabbia quando durante una nostra occupazione, dal vicino Duca degli Abruzzi lessi stupito uno striscione che recitava “né rossi e né neri nella scuola”. Ma scavando nella mia mente tornano le immagini delle assemblee dove partecipavano i rappresentanti dei movimenti operai e i collettivi “di piano” dove mi scontravo con i genitori di alcuni studenti che non capivano le nostre idee e le nostre speranze. E come non richiamare alla memoria i cortei che partivano da scuola per aggregarsi agli altri compagni del movimento studentesco a piazza Esedra.

Quando scendevo dall’autobus 66 dovevo passare davanti a via Sommacampagna e scrutavo con attenzione se c’era qualche fascio in agguato. Si arrivava davanti scuola e prima di entrare osservavamo i due plotoni dei celerini e dei carabinieri appostati ai lati della strada aspettando gli scontri con i fascisti.

Circa 25 anni fa il destino mi ha portato a lavorare a poche centinaia di metri da via Palestro e passando davanti al nostro liceo ho visto che c’era ancora lo stesso portiere. Sono entrato e gli ho detto che ero un ex studente: incredibile ma dopo pochi minuti lui mi ha riconosciuto e ha ricordato il mio nome. Ci siamo abbracciati e ha chiamato alcune persone che ancora lavoravano là ed abbiamo ricordato i tempi passati.

Ancora oggi se passo da quelle parti il mio sguardo va su quell’edificio diverso dagli altri di via Palestro fatto di vetrate e pannelli. Oggi non c’è più il “Croce” e per me quel palazzo non è solo un palazzo, ma un posto dove ragazzi come me degli anni 70 hanno creduto e lottato per qualcosa di importante: la libertà e l’uguaglianza. Una volta, passando con la macchina, mi sono fermato e l’ho fatto vedere a mio figlio che adesso frequenta un liceo scientifico e con un pizzico di orgoglio gli ho raccontato quello che suo papà faceva alla sua età in quella fantastica via Palestro.

Eskimo

(La foto è su http://www.flickr.com/photos/costabruna, ma che fine ha fatto il vostro eskimo? Per trovarne uno che fatica)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Prova

ubik_57 ha detto...

ma si prova