domenica 27 gennaio 2008

Intervista immaginaria (2)

Andavamo ai concerti

Intervista immaginaria ad uno studente del Liceo Scientifico Croce di Roma che ha partecipato alla prima settimana di autogestione nell’anno 1974 (seconda parte).

... E la musica?

Quella fu anche la stagione dei grandi concerti pop. A Roma si tenne nel 1972 a Villa Pamphili una rassegna di tre giorni intitolata “Caracalla Pop” dal luogo della sua prima edizione del 1970. Complessi - si chiamavano così - come il Banco del Mutuo Soccorso, gli Osanna e i Raccomandata con Ricevuta di Ritorno erano sul palco insieme a gruppi internazionali come i Van Der Graaf Generator.

E la “sua” musica, quale fu il primo concerto live al quale ha assistito ?

In quegli anni scoprivo la West Coast, Crosby, Still, Nash & Young ed i Jefferson Airplane. Il primo concerto dal vivo furono gli Emerson Lake and Palmer allo stadio Flaminio nell’estate del 1972.

E gli italiani ?

Sono cresciuto con Edoardo Bennato e il disco I Buoni e i Cattivi esce proprio nel 1974. Quello è stato il mio primo disco.

Come vivevate la città? Quali erano i vostri luoghi di appuntamento ?

La città la sentivamo nostra. Come sentivamo nostra la scuola. Via Palestro, la sede del Croce, la lampada Osram, piazza Campo de' Fiori, il Cavallo di Villa Borghese, il Gradone di piazza Farnese, San Lorenzo, erano i nostri posti, ed erano parte di noi. Forse il luogo più lunare ed estraneo era l’Eur con le sue geometrie metafisiche. Era senza dubbio “altro” rispetto al nostro.

Un ultima domanda. Anche lei come molti è uscito dagli anni settanta in pieno “ riflusso” ?

Preferisco risponderle così: c’è chi dagli anni Settanta è uscito vedendo la Febbre del sabato sera e chi con i Blues Brothers. Non ho mai compreso esattamente il termine riflusso, ma io mi sentivo più vicino a Jake & Elwood.

venerdì 25 gennaio 2008

Napoli Centrale - Campagna


Questa sera i Napoli Centrale suonano alla Stazione Birra a Roma. Grazie a You Tube qui riproponiamo Campagna, "uno dei pezzi piu famosi del jazz-rock italiano degli anni '70. Musiche di James Senese (al sax) e testi in dialetto napoletano di Franco Del Prete (alla batteria)".


giovedì 24 gennaio 2008

Ballarò speciale

La puntata speciale di Ballarò, di ieri sera, è una stata di una bellezza struggente, un documento di altissimo valore civile, dedicato alla vittime, troppo spesso dimenticate, del terrorismo degli anni Settanta, gli anni maledetti come li chiama Giuliano Ferrara, uno dei giornalisti insieme a Ezio Mauro ospite della trasmissione. In studio, a raccontare la loro storia, c’erano Mario Calabresi, Marco Alessandrini, e Benedetta Tobagi, tutti e quattro figli di vittime degli anni di piombo. Nel corso della trasmissione è stato proposto lo spettacolo teatrale Passa una vela…spingendo la notte più in là, tratto dall’omonimo libro di Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, assassinato il 17 maggio del 1972. Lo spettacolo, registrato lo scorso 6 dicembre nella sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma, vede come regista e interprete Luca Zingaretti.

La Rai riesce ancora a svolgere una funzione di servizio pubblico.


martedì 22 gennaio 2008

Intervista immaginaria (1)

Andavamo al cinema
Intervista immaginaria ad uno studente del Liceo Scientifico Croce di Roma che ha partecipato alla prima settimana di autogestione nell’anno 1974.

Buongiorno. Lei nel 1974 era uno studente liceale romano. Quanti anni aveva allora?

Sedici, frequentavo il terzo anno del liceo scientifico Benedetto Croce, in via Palestro a Roma.

Si ricorda dell’autogestione ? Come è nata ?

E’ nata un po’ per caso ed un po’ per necessità. C’era molta voglia di fare allora. E molta voglia di cambiamento. Ma questa voglia era vissuta in prima persona. L’idea di fondo era quella di fare scuola in modo diverso. Si parlava di saperi alternativi. Si voleva in un certo senso studiare diversamente e, paradossalmente, di più.

Che altro faceva oltre ad andare a scuola ?

Cinema, concerti, ci si riuniva e si discuteva di diritti civili, di libertà, di mondi lontani e di viaggi immaginari.

Che genere di film preferiva all’epoca ?

In quegli anni a Roma si frequentavano molto I cinema “d’essai”, come il Farnese, a Campo dei Fiori o il Rialto. C’era una programmazione mensile di film scelti. D’autore. Si andava al cinema per delle ore, ci rivedevamo i film più volte e spesso le sale erano talmente stracolme che ci si sedeva per terra fin sotto lo schermo.

Le chiedo scusa, ma non ha risposto alla mia domanda. Che genere di film vedeva ?

Fragole e sangue credo di averlo visto una decina volte, seguivano Easy Rider, Woodstook ed Un uomo da marciapiede. C’era anche spazio per film più leggeri come Hollywood Party e Per favore non mordermi sul collo. Ma mi creda, si andava al cinema per stare insieme, per discutere. I film erano un elemento aggregante e di coaugulo (segue).

domenica 20 gennaio 2008

Grazie Ennio!

Il 17 gennaio è venuto a mancare il papà di Maurizio, uno dei quattro animatori di questo blog. Ci sono mille modi per ricordarlo. Per noi resterà uno di quei genitori che negli anni tra il '70 e il '75 venne al liceo Croce per vedere e capire cosa stesse accadendo. Cercò di comprendere quello che suo figlio ed i suoi amici stavano facendo e perché la voglia di cambiamento fosse così forte. Per questo attegiamento aperto lo ringraziamo ancora.

giovedì 17 gennaio 2008

Almirante a tribuna politica


Giorgio Almirante, segretario del Msi, risponde a Ennio Ceccarini sul colpo di stato dei colonnelli greci. Siamo nel maggio del 1970, non c’era ancora “Porta a Porta”, e nelle tribune elettorali si parlava anche di golpe.

martedì 15 gennaio 2008

Acca Larentia

Stefano Recchioni

Nei giorni scorsi è stato ricordato il terribile eccidio di Acca Larentia, avvenuto trenta anni fa. Tra le vittime c’era anche Stefano Recchioni, figlio di una professoressa del liceo B. Croce. Sul sito ufficiale del libro di Luca Telese, Cuori Neri, dove si ricostruiscono 21 delitti di cui furono vittime giovani di destra negli anni di piombo, c’è una testimonianza, che segnalo, di una persona che ha conosciuto da vicino Stefano Recchioni.

domenica 13 gennaio 2008

1976: "coup d'Etat"

Nel 1976, temendo la vittoria del Pci, la diplomazia britannica formulò e poi scartò l'ipotesi del colpo di stato. I documenti trovati da Repubblica negli archivi del Foreign Office. Quando si dice il contesto! Per tutti gli anni settanta in Italia, alla luce anche di quello che accadeva nel resto del mondo, era fortissimo l’allarme per il rischio di un colpo di stato da parte dei militari, se ne parlava persino nelle scuole.

venerdì 11 gennaio 2008

Il contesto, ragazzi, il contesto

Nel 1974 ero in quarta…
(Abbiamo ricevuto da Maurizio, era ora, una “lenzuolata” di commento che merita un post tutto suo)
Nel 1974 ero in quarta. Ricordo bene l’esperienza dell’autogestione ed anche a me pare - ma posso sbagliare - che quella del Croce sia stata una delle prime a Roma e forse in Italia. Erano anni in cui la sperimentazione delle forme di organizzazione ed autorganizzazione degli studenti era continua e quindi non è facile stabilire chi avesse cominciato. Certo al Croce eravamo all’avanguardia. Di occupazioni ce n’erano ma l’autogestione era un’altra storia. Cercavamo di portare la società dentro la scuola, che in quegli anni certo non brillava per capacità di spiegare la realtà ed innovare i contenuti educativi. In una scuola “ministeriale” dove la parola autonomia era bandita figurarsi l’autogestione. Un’operazione quasi disperata all’epoca, di cui, per la verità, eravamo solo parzialmente consapevoli. Andavamo ad istinto. Intuivamo che la corrispondenza tra quello che studiavamo e quello che la società di quegli anni ci proponeva era minima ed eravamo intenzionati ad aprire i cancelli. Credo di aver imparato “fuori” almeno quanto mi hanno insegnato “dentro” la scuola. Ho imparato ad esprimermi in pubblico, a far valere le mie idee, a progettare ed a partecipare attivamente alla costruzione di qualcosa. Quella cultura della strada che volevamo far entrare nella scuola, che era off, oggi è in. Giovanna Marini ha recentemente fatto un disco con De Gregori che è stato presentato al TG1 in prima serata. Stesso discorso vale per De Andrè, Dylan i King Krimson, per Pasolini, e persino per Dario Fo. Senza contare che nella mia vita non ho mai letto tanto intensamente come in quegli anni.
La descrizione dell’autogestione del Croce è rigorosa e le cose per come le ricordo io sono andate proprio così (non vengono citate le interminabili discussioni tra revisionisti e rivoluzionari che accendevano la preparazione dell’evento, sui cui contenuti è meglio stendere un velo pietoso). Ci sono solo due aspetti che vorrei brevemente riprendere e, se possibile, mettere a fuoco.
In primis non eravamo così tanti. Credo che la visione di un dibattito e di un impegno politico “fortemente vissuti in prima persona da tutti gli studenti” sia un po’ retorica. In realtà a partecipare attivamente eravamo pochi (rispetto alla popolazione scolastica). Certo nella scuola se ne parlava, molti erano incuriositi, altri “aderivano culturalmente”. Ma che io ricordi, quello staccio di organizzazione che eravamo riusciti a darci era il frutto del lavoro di non più di 20 persone. Mi sono convinto con il tempo che il termine “avanguardie” fosse esatto. Oggi ci ricordiamo delle masse, abbiamo in memoria il movimento. ma “a muovere” eravamo in pochi. Le avanguardie c’erano e grazie al cielo ci saranno sempre. Eravamo convinti che quello che facevamo interpretasse le voglie di tutti, fosse di tutti. Ma sbagliavamo. Col tempo solo alcune cose sarebbero diventate di tutti. I diritti civili di più, il libretto rosso quasi per nulla.
La seconda riflessione riguarda il contesto. Leggendo il resoconto qualcuno potrà obbiettare che l’azione dell’autogestione, condotta da “quattro ragazzini che giocavano a fare i rivoluzionari” abbia privato gli “studenti” del regolare servizio scolastico, cioè di un diritto. Consideratelo pure un ragionamento preventivo ma siccome questa osservazione è stata più volte ripresa dai media è opportuno mettere le mani avanti. Premesso che oggi sono i presidi a sollecitare e sostenere le esperienze di autogestione nell’ambito dell’autonomia scolastica, l’osservazione “politically correct” fa solo sorridere chi in quegli anni c’è cresciuto. Nel 1974 nulla era “politically correct”. L’autogestione ancor più dell’occupazione era un reato. Ma anche la polizia che caricava senza ragione i cortei studenteschi spesso violava la legge. I servizi segreti commettevano reati. Si poteva volare da una finestra in questura. Si poteva saltare in aria in una banca o ad un comizio indipendentemente dalla casacca di appartenenza. La criminalità cresceva del 20% all’anno. C’erano le tangenti e la televisione censurava le notizie. Altro che politically correct!. Unica consolazione il fatto che i miei mi ricordassero costantemente che “in tempo di guerra era molto peggio! L’autogestione nasce in uno dei periodi più torbidi d’Italia ed in uno scenario internazionale segnato da conflitti violentissimi.
Nel settembre del ‘73 c’era stato il Golpe in Cile, ed a ottobre Egitto e Siria avevano attaccato Israele per liberare la penisola del Sinai e le alture del Golan. In Italia mentre il Pci di Enrico Berlinguer elabora la tesi del "compromesso storico" a novembre il gruppo terrorista di destra Rosa dei venti viene scoperto dalla magistratura e risulterà legato ai servizi segreti italiani e di alcuni Paesi della Nato. Sempre a novembre vengono varate le misure d’austerità straordinarie per contenere i consumi petroliferi. A dicembre a Torino, le Brigate Rosse rapiscono il direttore del personale Fiat, Ettore Amerio, che sarà rilasciato poco dopo ed un commando palestinese assalta, a Fiumicino, un aereo della Panam diretto a Beirut, provocando trenta morti. Nel febbraio del 1974 la magistratura apre un’inchiesta sui fondi utilizzati dalle società petrolifere per condizionare la politica energetica che porterà all’inquisizione degli ex ministri DC e PSDI. Il 4 marzo nasce il quinto Governo Rumor, un tripartito DC-PSI PSDI appoggiato dal PRI. Succede al quarto governo Rumor che si era insediato nel luglio del ’73. Il 7 aprile è votato il finanziamento pubblico ai partiti ed il 18 le Brigate Rosse rapiscono il giudice Sossi rilasciato circa un mese dopo. Sempre ad aprile viene sospeso a divinis Don Franzoni ex Abate delle Basilica di San Paolo Fuori le Mura per essersi dichiarato favorevole al mantenimento del divorzio. In Portogallo viene deposto il regime fascista avviando il paese alla democrazia (in Grecia i colonnelli verranno cacciati tre mesi dopo). Il 12 maggio si svolge il referendum per abrogare la legge sul divorzio dove vincono i NO con il 59% dei voti. A Brescia, un militante di estrema destra muore dilaniato da una bomba che sta trasportando ed il 28, sempre a Brescia, scoppia un bomba durante una manifestazione sindacale provocando otto morti e trenta feriti (i colpevoli non verranno mai identificati). Sempre in quei giorni i carabinieri scoprono un campo paramilitare dell’estrema destra nei dintorni di Rieti. Nel conflitto a fuoco con le forze dell’ordine muore un militante di Avanguardia Nazionale. Ai primi di giugno si dimette il quinto Governo Rumor. Il Presidente della Repubblica Leone lo rinvia alle Camere, ottiene la fiducia ma sarà sostituito, cinque mesi dopo dal quarto Gabinetto Moro, un bicolore DC - PRI appoggiato dall’estero da PSI e PSDI. Il 17 giugno le Brigate Rosse uccidono due esponenti missini a Padova: è il loro primo omicidio. Il 6 luglio il governo vara una serie di forti aumenti delle tariffe dei servizi e istituisce la prima imposta una tantum su case, auto, moto e natanti. L’inflazione è al 19,4%. Il 4 agosto un attentato al treno Italicus provocherà 12 morti e 44 Feriti.
E’ in questo “anno scolastico” che si colloca l’autogestione del Croce condotta da “fanatici” di 17 e 18 anni che volevano far entrare queste cose dentro la scuola. Per questo fanno sorridere quei giovani commentatori, “culturalmente corretti” che giudicano gli anni settanta con gli occhi “democratici” di oggi. Il contesto, ragazzi, il contesto.
Maurizio

mercoledì 2 gennaio 2008

1974: Autogestione al Croce

La prima settimana di autogestione in Italia

Il nostro blog nacque un anno fa quando « rivendicammo » con i nostri figli di essere stati i primi ad aver realizzato un settimana di autogestione di un liceo in Italia. Gli sguardi increduli rafforzarono la nostra voglia di raccontare un periodo, gli anni settanta, spesso offuscata da eventi drammatici e violenti che vengono elevati a paradigma di una generazione che ha senza dubbio espresso nel bene e nel male molto di piu’.

Nel 1974 il liceo Scientifico Benedetto Croce era una delle scuole romane dove il dibattito e l’impegno politico erano fortemente vissuti in prima persona da tutti gli studenti. Le tensioni sociali del biennio 73-74 e il mancato dialogo con le istituzioni scolastiche avevano avevano fatto scendere nelle piazze italiane gli studenti delle grandi citta’ italiane. Una struttura informale degli studenti del Croce, il Coordinamento delle Sinistre, aveva piu’ volte discusso e valutato l’opportunità di occupare la scuola. La quotidiana presenza di Polizia e Carabinieri in via Palestro, sede del liceo, aveva pero’ un effetto deterrente : la voglia era di dire « no », spiegare le nostre posizioni, manifestare i nostri sogni. Fu durante una lunga riunione in Via dei Marsi 22, nel quartiere di San Lorenzo, ospitati da un gruppo trotziska della allora sinistra extraparlamentare, la Quarta Internazionale, che prese corpo l’idea della autogestione : non avremmo occupato, ma avremmo gestito la scuola in maniera diversa.
Il lavoro di preparazione fu piu’ che febbrile : progettammo una biblioteca da aprire al quartiere, contattammo produttori di audiovisi per presentarli a scuola, gruppi di donne contattarono associazioni femministe per presentare un programma su contraccezione e gestione del corpo, alcuni di noi andarono al Folkstudio e ottennerono la disponibiltà di Giovanna Marini per un concerto. Un attore presento’ tecniche di recitazione. E soprattutto la scuola resto aperta tutto il giorno fino al tardo pomeriggio per continuare con cineforum e discussioni sui principali temi della politica internazionale, come il Cile di Pinochet e la guerra in Vietnam.
L’effetto fu senza dubbio esplosivo : pochi capirono cosa stavamo facendo. Abituati alla classica dicotomia scuola/occupazione, il concetto dell’autogestione si presento’ come un assoluto nuovo e non classificabile. Come era possibile che degli studenti «rivoluzionari » contestassero i metodi di studio e allo stesso tempo volessero studiare di piu’ ? Alcuni professori iniziarono a guardarci con interesse, uno di religione quasi perse il posto perchè il Vicariato di Roma lo riprese per aver partecipato ad un Cineforum, molti giornalisti chiamarono, il sindacato, la Camera del Lavoro di Roma a Piazza Vittorio, ci tratto’ come «dei figli di papà » che non avevano compreso quanto serie fossero le lotte dei lavoratori. E la prima settimana di autogestione prese corpo in Via Palestro 32 coinvolgendo gli studenti delle scuole limitrofe (Plino, Tasso e Duca degli Abruzzi), la gente del quartiere Esquilino e le nostre famiglie. Come fini ? stupidamente, come al solito. L’ultimo giorno, il venerdi’, il Provveditorato ordino’ lo sgombro manu militari della scuola. Una contraddizione in termini, poichè si puo’ sgombrare una occupazione e non la voglia di fare scuola, sia pure in modo diverso. Qualcuno disse che furono chiamati reparti speciali della celere dalla caserma di Via Montebello. Sicuramente erano tanti e molto decisi. Il fumo dei lacrimogeni invase la scuola, tutti si ritirarono al settimo piano con un slogan ironico e provocatorio « noi vogliamo studiare, ma nun ce lo vonno far fare ! ». Scendendo le scale tra due ali di celerini non certo complimentosi, passammo davanti al primo piano dove professori e genitori, tutti in lacrime, per i gas e la tensione, ci salutavano e ci manifestavano la loro solidarietà. Fini cosi una settimana di grande impegno per la nostra scuola. Come al solito poi si parlo molto dello sgombro e della giornata violenta, il resto, la parte piu’ interssante, spari’ nell’oblio. Ma questa è stata una caratteristica costante della nostra storia.