domenica 29 novembre 2009

Fumetti d'autore


































In mancanza di una data di pubblicazione, dobbiamo dedurre dalla presentazione che questo sia il primo numero di Compagni, giornale per il movimento degli studenti del Croce. Un giornale che doveva essere "aperto a tutti gli studenti". Al di là della demagogia dell'epoca, è però divertente e originale la manipolazione, che si trova all'interno del ciclostilato, di un fumetto d'autore americano degli anni '70, Pogo, diffuso in Italia dalla rivista Linus. Cliccate sull'immagine e ingranditela, oppure scaricatela e poi ingranditela, insomma fate come vi pare, ma merita di essere apprezzata.

sabato 28 novembre 2009

Un video hard con Alessandra Mussolini

Sesso, bugie e videotape
"Siamo come negli anni '70. Allora gambizzavano, oggi fanno così: non lanciano pallottole ma video hard"
(Mussolini: ricatto hard?, La Stampa, 28 novembre 2009)

sabato 21 novembre 2009

Cronache dell'autogestione

Dal quotidiano comunista il Manifesto, la cronaca di Corradino Mineo di una giornata di autogestione nel liceo romano B. Croce.
(Cliccando sull'articolo si riesce a leggerlo, vale la pena provare!)

venerdì 20 novembre 2009

Autogestione al Croce

Questo numero di Compagni, giornale per il Movimento degli studenti del Croce, si apre con un consuntivo della settimana di autogestione, fa il punto della situazione politica e chiude con la campagna MSI fuorilegge. Infine c'è lo spazio anche per un intervento sulla musica popolare. Il richiamo alle stragi fasciste di Brescia e dell'Italicus e ad altre aggressioni squadristiche fa pensare che il giornale sia collocabile nell'autunno del 1974.

sabato 14 novembre 2009

La Prima Linea

Belli e dannati

Arriva nei cinema il film che racconta la storia del gruppo terrorista Prima linea e subito scoppiano le polemiche. Quando si toccano questi temi la preoccupazione è sempre la stessa: quella di fare, senza volerlo, della figura del terrorista un modello da imitare, anche se negativo. Capita di frequente al cinema, dove ad alimentare il fascino del Male, basta poco: uno sguardo, il volto seducente di chi recita, la scelta di una musica. Questa volta si dice che il pericolo è maggiore perché sono stati scelti come protagonisti due attori giovani, belli e di successo come Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno. E' un altro discorso ma questa polemica mi ha fatto pensare che quelli degli anni '70 si credevano tutti più belli, più fighi degli altri, dei loro padri, dei loro fratelli maggiori, dei loro insegnanti. E' una mia impressione e non pretendo di avere ragione. Ma chi in qualche modo ha vissuto da protagonista quel periodo, non necessariamente nella politica, poteva essere anche nel campo della musica, alla fine si sentiva di avere una marcia in più. C'era in quello che facevamo un compiacimento estetico, molto forte. O forse semplicemente eravamo più giovani.

mercoledì 4 novembre 2009

Come abbiamo perso l'innocenza

"Io l’ho detto da tempo. In particolare, proprio in un’intervista al Corriere del 2 aprile 2004. «Così abbiamo perduto l’innocenza. Ma oggi mi interrogo sulla sensatezza di questa formula... Si tratta dell’idea: chi è innocente scagli la prima pietra. È l’espediente che Gesù usa per non fare lapidare l’adultera.
Questo stratagemma evoca un problema morale straordinario: è proprio vero che chi è innocente può scagliare la prima pietra? Noi oggi ci comportiamo così nei confronti del racconto di piazza Fontana. Innocenti come eravamo, toccava a noi per diritto, diritto che è divenuto poi la nostra dannazione, tirare la prima pietra. Poi quando l’hai scagliata non sei più innocente. E non a caso poi ne tiri un’altra e un’altra ancora. Fino a divenire un lanciatore di pietre. Quasi un lapidatore: persino a noi successe.
La campagna contro Calabresi diventò una specie di lapidazione... "
(Adriano Sofri risponde sul Corriere della Sera di oggi, 4 novembre 2009, alle argomentazioni di Andrea Casalegno)

martedì 3 novembre 2009

La perdita dell'innocenza

"E’ una storia, quella cominciata qua­rant’anni fa, che sento raccontare a volte in modo compiaciuto, a volte in modo falso. E’ falso che piazza Fontana abbia rappresenta­to la “perdita dell’innocenza” per una gene­razione di militanti di sinistra. E’ falso che Marino possa essersi inventato di aver con­dotto l’auto dell’assassino di Luigi Calabre­si. Ma questo gli ex di Lotta continua lo san­no tutti".
Andrea Casalegno ricostruisce la tragedia che ha colpito la sua famiglia, in un libro che racconta dell'assassinio del padre per mano delle Brigate Rosse (Corriere della Sera, 3 novembre 2009, intervista a cura di Aldo Cazzullo).
"Ma non fu giusto – sostiene Casalegno – definire piazza Fon­tana come 'la perdita dell’innocenza' per i rivoluzionari di sini­stra. E’ un’espressio­ne di cui si palleggiano la paternità due per­sone tra loro diverse come Luigi Manconi e Adriano Sofri; ma, pur essendo teste pensan­ti e brillanti, hanno tutti e due torto. Qualsia­si persona sensata sa, anche senza aver letto Machiavelli e Sartre, che chi fa politica non è mai innocente; dire il contrario è ridicolo. Oltretutto sappiamo per bocca di un fonda­tore, Alberto Franceschini, che i futuri briga­tisti già si preparavano alla lotta armata. At­tribuire la responsabilità del terrorismo ros­so alla bomba di piazza Fontana è una scioc­chezza. Le responsabilità sono sempre per­sonali, e vanno sempre separate le une dalle altre. Anche se la strategia della tensione eb­be certo un ruolo nel precipitare il paese ne­gli anni di piombo".
Eppure io penso che per molti altri giovani, all'epoca appena adolescenti, piazza Fontana, in qualche modo, abbia rappresentato proprio quella "perdita dell'innocenza" di cui parla criticamente Andrea Casalegno. Scoprire uno Stato di cui non puoi fidarti, uno Stato nemico, fu uno choc potente che toccò un'intera generazione. Quello di sentirsi traditi dalle proprie istituzioni, dagli uomini e donne che devono rappresentarle è un pericolo sempre attuale, dal quale però ci si può difendere solo con gli strumenti della democrazia.

domenica 1 novembre 2009

Morire in un carcere...

"... Il 5 maggio 1972 partecipa al presidio antifascista indetto da Lotta continua a Pisa contro il comizio dell'on. Beppe Niccolai del Movimento Sociale Italiano. Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue.
Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice e le guardie carcerarie e il medico del carcere non giudicano serio.
Il 7 maggio, dopo due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45."
(Franco Serantini - Wikipedia) Cliccate sul link e leggete il resto...