martedì 3 novembre 2009

La perdita dell'innocenza

"E’ una storia, quella cominciata qua­rant’anni fa, che sento raccontare a volte in modo compiaciuto, a volte in modo falso. E’ falso che piazza Fontana abbia rappresenta­to la “perdita dell’innocenza” per una gene­razione di militanti di sinistra. E’ falso che Marino possa essersi inventato di aver con­dotto l’auto dell’assassino di Luigi Calabre­si. Ma questo gli ex di Lotta continua lo san­no tutti".
Andrea Casalegno ricostruisce la tragedia che ha colpito la sua famiglia, in un libro che racconta dell'assassinio del padre per mano delle Brigate Rosse (Corriere della Sera, 3 novembre 2009, intervista a cura di Aldo Cazzullo).
"Ma non fu giusto – sostiene Casalegno – definire piazza Fon­tana come 'la perdita dell’innocenza' per i rivoluzionari di sini­stra. E’ un’espressio­ne di cui si palleggiano la paternità due per­sone tra loro diverse come Luigi Manconi e Adriano Sofri; ma, pur essendo teste pensan­ti e brillanti, hanno tutti e due torto. Qualsia­si persona sensata sa, anche senza aver letto Machiavelli e Sartre, che chi fa politica non è mai innocente; dire il contrario è ridicolo. Oltretutto sappiamo per bocca di un fonda­tore, Alberto Franceschini, che i futuri briga­tisti già si preparavano alla lotta armata. At­tribuire la responsabilità del terrorismo ros­so alla bomba di piazza Fontana è una scioc­chezza. Le responsabilità sono sempre per­sonali, e vanno sempre separate le une dalle altre. Anche se la strategia della tensione eb­be certo un ruolo nel precipitare il paese ne­gli anni di piombo".
Eppure io penso che per molti altri giovani, all'epoca appena adolescenti, piazza Fontana, in qualche modo, abbia rappresentato proprio quella "perdita dell'innocenza" di cui parla criticamente Andrea Casalegno. Scoprire uno Stato di cui non puoi fidarti, uno Stato nemico, fu uno choc potente che toccò un'intera generazione. Quello di sentirsi traditi dalle proprie istituzioni, dagli uomini e donne che devono rappresentarle è un pericolo sempre attuale, dal quale però ci si può difendere solo con gli strumenti della democrazia.

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