"E’ una storia, quella cominciata quarant’anni fa, che sento raccontare a volte in modo compiaciuto, a volte in modo falso. E’ falso che piazza Fontana abbia rappresentato la “perdita dell’innocenza” per una generazione di militanti di sinistra. E’ falso che Marino possa essersi inventato di aver condotto l’auto dell’assassino di Luigi Calabresi. Ma questo gli ex di Lotta continua lo sanno tutti".
Andrea Casalegno ricostruisce la tragedia che ha colpito la sua famiglia, in un libro che racconta dell'assassinio del padre per mano delle Brigate Rosse (Corriere della Sera, 3 novembre 2009, intervista a cura di Aldo Cazzullo).
Andrea Casalegno ricostruisce la tragedia che ha colpito la sua famiglia, in un libro che racconta dell'assassinio del padre per mano delle Brigate Rosse (Corriere della Sera, 3 novembre 2009, intervista a cura di Aldo Cazzullo).
"Ma non fu giusto – sostiene Casalegno – definire piazza Fontana come 'la perdita dell’innocenza' per i rivoluzionari di sinistra. E’ un’espressione di cui si palleggiano la paternità due persone tra loro diverse come Luigi Manconi e Adriano Sofri; ma, pur essendo teste pensanti e brillanti, hanno tutti e due torto. Qualsiasi persona sensata sa, anche senza aver letto Machiavelli e Sartre, che chi fa politica non è mai innocente; dire il contrario è ridicolo. Oltretutto sappiamo per bocca di un fondatore, Alberto Franceschini, che i futuri brigatisti già si preparavano alla lotta armata. Attribuire la responsabilità del terrorismo rosso alla bomba di piazza Fontana è una sciocchezza. Le responsabilità sono sempre personali, e vanno sempre separate le une dalle altre. Anche se la strategia della tensione ebbe certo un ruolo nel precipitare il paese negli anni di piombo".
Eppure io penso che per molti altri giovani, all'epoca appena adolescenti, piazza Fontana, in qualche modo, abbia rappresentato proprio quella "perdita dell'innocenza" di cui parla criticamente Andrea Casalegno. Scoprire uno Stato di cui non puoi fidarti, uno Stato nemico, fu uno choc potente che toccò un'intera generazione. Quello di sentirsi traditi dalle proprie istituzioni, dagli uomini e donne che devono rappresentarle è un pericolo sempre attuale, dal quale però ci si può difendere solo con gli strumenti della democrazia.
Eppure io penso che per molti altri giovani, all'epoca appena adolescenti, piazza Fontana, in qualche modo, abbia rappresentato proprio quella "perdita dell'innocenza" di cui parla criticamente Andrea Casalegno. Scoprire uno Stato di cui non puoi fidarti, uno Stato nemico, fu uno choc potente che toccò un'intera generazione. Quello di sentirsi traditi dalle proprie istituzioni, dagli uomini e donne che devono rappresentarle è un pericolo sempre attuale, dal quale però ci si può difendere solo con gli strumenti della democrazia.
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