domenica 15 luglio 2007

Fate l’amore, non fate la guerra

Un demenziale remake

Questa estate 2007 a Roma si respira un’aria pesante, colpa dell’afa e delle spranghe recuperate da chissà quale armadio di famiglia. Questo demenziale remake, fatto di aggressioni, cortei, lapidi oltraggiate , non mi appassiona, con gli anni ’70, oltretutto, non c’entra nulla se non per il clima di odio e violenza che vuole riesumare. Un quotidiano ha titolato “slogan del passato che non passa”, io di tutto l’armamentario dell’epoca avrei preferito che si recuperassero giusto le parole d’ordine della stagione pacifista hippy, della serie: “fate l’amore, non fate la guerra!”.

3 commenti:

eskimo ha detto...

Anche io non amo la violenza e non la giustifico, però se ti riferisci a quanto accaduto a Casalbertone la situazione è molto particolare. Io non abito più lì (v. il post prendeva il 409 e il 66) però il mio vecchio quartiere lo conosco molto bene. La storia di questo quartiere è fatta di un antifascismo militante sin dai tempi della liberazione di Roma quando gruppi di partigiani erano abitanti di questo quartiere. In un palazzo è presente una targa dedicata ad un ragazzo fucilato a 21 anni dai fascisti nel 1943 e ogni 25 aprile, ancora oggi, gli abitanti di Casalbertone portano una corona in sua memoria. Negli anni a venire è stato sempre un caposaldo della sinistra storica. Negli anni 60 e 70 qui avevano sede le sezioni tra le più famose ed attive del PCI e del PSI (quello vecchio, non certo quello di Craxi!) e si respirava politica e impegno sociale ad ogni angolo del quartiere. Alla fine degli anni 70 fu aperta anche una sede di LC. Molti di noi che frequentavano il Croce venivano da questa realtà ed era proprio qui che si fondevano e confrontavano le realtà del movimento studentesco e del mondo operaio. Negli ultimi mesi dello scorso anno è stata aperta una sede dell'ultra destra e da qui le tensioni sorte nel quartiere. Non sono d'accordo con chi vuol "revisionare" la storia. La nostra identità di movimento degli anni 70 veniva da quartieri come questi e credo fermamente che dobbiamo continuare a difendere questi posti "storici" dagli attacchi subdoli e provocatori dei fascisti d'oggi.

ubik_57 ha detto...

Mi sono convinto con il tempo che il clima di violenza degli anni ’70 sia stato tollerato se non addirittura favorito, con la strategia della tensione, per fini politici, connessi alla particolare collocazione geopolitica dell’Italia, paese di frontiera tra i due blocchi, quello sovietico e quello americano. Gli scontri di piazza tra giovani, anche quando riguardavano, come spesso accadeva, adolescenti erano funzionali a questo schema, perché permettevano di selezionare i militanti di quella guerra fredda che si è combattuta dentro i nostri confini nazionali. Esagero? Pensa a quanti ragazzi e ragazze di quel periodo sono poi diventati dei terroristi. Rimango antifascista ma non ci sto più alle logiche militari, del tipo “rispondere colpo su colpo”.

Anonimo ha detto...

Caro Ubik,
le tue riflessioni non fanno una grinza.
La logica dei bocchi contrapposti ha trascinato con se tutta una generazione in una spirale di violenza ideologica distruttiva.

La società che mutava non trovava significativo riscontro nella politica dei partiti.
Tutto ingessato, tutto fermo.

Da una parte una sinistra che si sentiva migliore eticamente e moralmente di tutti, o meglio, di tanti, per cui l'etica che si confonde con la politica in modo radicale porta ad una reificazione dell'avversario: non più persona ma simbolo, non più avversario, appunto, ma nemico. D'altra parte Berlinguer quando fallisce il tentativo di Moro torna alla questione morale...ai famosi sacrifici.
Dall'altra parte una destra che ha come compito primo fermare il Pci, che si sente accerchiata, che si richiama al passato romantico di un fascismo di Salò che non è stato mai tale (l'ultimo libro di Parlato lo dimostra molto bene) e fornisce la manovalanza più o meno consapevole alle parti deviate dello Stato.

Il problema che tutto in Italia va ad assumere un'aura mitica e la sinistra italiana non ha fatto mai i conti con i limiti dell'Antifascismo (che già Amendola intervistato da Melograni individuava).
Così dall'altra parte la destra si è rinchiusa in una comunità di "perseguitati".

Inoltre la trasformazione dei costumi, della realtà sociale ed economica non sfronava soltanto "operai qualificati" (una elite che forse, fin dal '48 non ha mai votato per il PCI) ma anche emarginazione e sfruttamento. Occasioni di scarso interesse per una classe politica disattenta.

In mezzo il resto del paese che ha seguito la degenerazione della sua classe politica, con la Dc asse di un sistema che partita da sponde decisamente progressiste e riformiste si è cristallizzata in forme sempre più profonde di assistenzialismo, temperate dalla presenza di alcuni dirigenti davvero illuminati.

Il tentativo di Moro andava nella direzione di rompere questo schema, ma purtroppo sappiamo tutti com'è andata a finire.

Riproporre oggi, a destra e a sinistra, immagini, simboli e idee del passato non può che essere deleterio, non soltanto per chi si presta a questo gioco, ma anche per tutto il paese, che certo ha bisogno di una scossa ma non di questo tipo di scossa.

Mah...che dire qualche riflessione sparsa...forse sabgliata....fatta da chi non ha vissuto quegli anni
ciao
Louis