sabato 6 ottobre 2007

Cresciuto a pane e politica

Cresciuto a pane e politica, confesso oggi di avvertire una sensazione di spaesamento, è duro riconoscersi in questa ondata di antipolitica che attraversa il Paese. Negli anni di liceo passati al Croce, tutto era politica e tutto si spiegava con la politica, persino le amicizie, il sesso. Si proclamava solennemente: “il personale è politico!” e ci si comportava di conseguenza, o almeno ci si provava. D’accordo era un mondo diviso in due e certe tesi portate all’estremo finivano nel ridicolo come i matrimoni tra i compagni di alcuni “gruppi emme elle” (per fortuna, gente mai vista al Croce), oppure in tragedia. I morti degli anni settanta sono il frutto della logica aberrante che riduceva le relazioni allo schema “amico-nemico”. C’era però anche un aspetto positivo, la politica era vissuta come una ricerca continua di soluzioni, non c’era problema, dal quartiere ai conflitti internazionali, che non potessimo risolvere tutti insieme. La speranza non ti abbandonava mai… Detto così forse fa anche sorridere, non me la prendo, ci saremo pure illusi ma se poi uno fa il confronto con l’assenza di prospettive future, la solitudine, le paure negli adolescenti di oggi, viene quasi da dire, come fanno i vecchi, “si stava meglio quando si stava peggio”. Per chiudere, l’antipolitica fatta dal Corriere della Sera o dalla TV pubblica non mi piace ma come non sentirsi vicino a quei giovani di Locri che manifestano per la legalità? Grande è la confusione sotto il cielo…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Ubik,
ho letto con interesse il tuo post. Una testimonianza eccezionale di un clima oramai passato con tutti i suoi pro e i suoi contro.
Sull'antipolitica ti propongo una chiave di lettura diversa e cioè non è che la "troppa" politica (diventata per qualcuno una sorta di "personale"), sicuramente diversa per fini e livello, da quella che tu descrivi, abbia generato un sentimento di ripulsa ? Vedere politici che operano da più di un trentennio, vedere alcuni privilegi (penso a quello delle case) ha generato una ripulsa. Un sentimento impolitico più che antipolitico, cioè che coglie i limiti della politica che vuole essere tutto, più che schierarvisi semplicemente contro.
Ciao
Louis

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie