sabato 31 gennaio 2009

La notte che Pinelli

Le recensioni apparse sui giornali mi avevano lasciato sospettare un ravvedimento di Adriano Sofri. Dopo avere letto il libro posso dire che non è così, o almeno non in termini tali da lasciar pensare ad una sua ammissione di colpevolezza nell'assassinio del commissario Luigi Calabresi. “Di nessun atto terroristico degli anni '70 – scrive Sofri - mi sento corresponsabile. Dell'omicidio Calabresi sì, per aver detto o scritto, o per aver lasciato che si dicesse e si scrivesse, Calabresi sarai suicidato”. Corresponsabile per aver detto o scritto... nient'altro di nuovo quindi. Sulla vicenda dell'anarchico Pinelli, entrato vivo in una stanza di polizia e uscito morto, non rivela, allo stesso modo, cose nuove. Ma la ricostruzione meticolosa e appassionata di quel fatto, attraverso gli atti processuali, il clima di quella stagione, la ricostruzione del “contesto”, come si diceva un tempo, lasciano il segno, rievocano emozioni forti, sicuramente in chi come me ha vissuto quel periodo. Chissà invece che effetto farà nei lettori più giovani? A loro è dedicato questo libro, scritto come se rispondesse ad una ventenne, immaginaria, di oggi.

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