domenica 14 settembre 2008

Sofri vs Calabresi

Un passato che non può passare
In articolo duro e pieno di rancore, pubblicato dal Foglio, Adriano Sofri sostiene che l’assassinio del commissario Luigi Calabresi non fu un atto di terrorismo. “Considero terrorismo l’impiego oscuro e indiscriminato della violenza al fine di terrorizzare la parte supposta nemica e guadagnare a sé quella di cui ci si pretende paladini”, mentre l’omicidio del commissario Calabresi, argomenta Sofri, “fu l’azione di qualcuno che, disperando della giustizia pubblica e confidando sul sentimento proprio, volle vendicare le vittime di una violenza torbida e cieca”. Il pretesto per intervenire è un articolo, questo a firma di Mario Calabresi, figlio del commissario, oggi corrispondente di Repubblica, che ha partecipato ad un incontro a New York fra le vittime del terrorismo in occasione dell’anniversario dell’11 settembre. Ineccepibile il richiamo di Sofri al contesto in cui maturò il delitto, non si può dimenticare la strage di Piazza Fontana e la morte dell'anarchico Pinelli, per capire quello che accadde in quegli anni . Ma non regge la sua tesi, né aiuta il tono e una certa ambiguità del suo argomentare. Quello di sinistra fu diverso dal terrorismo di destra, prevalentemente stragista, ma sempre terrorismo fu. Le conseguenze di quegli atti criminali sono state anzi più efficaci. Non ritengo una forzatura affermare che l’attuale involuzione autoritaria e conservatrice dell’Italia di oggi discende da quei fatti di terrorismo.

4 commenti:

articolo21 ha detto...

Mario Calabresi secondo me è un ottimo punto di riferimento per pensare al domani di questa nazione perchè ha saputo porre in equilibrio memoria e assenza di rancore. Una scelta non facile da fare.

Nuvolarossa ha detto...

Condivido il commento di articolo21: Mario Calabresi è senza dubbio l'espressione di una intelligenza e maturità che è rara trovare in questi tempi. Sofri, invece, non lo ho mai capito: uilizza un linguaggio involuto, fintamente intellettuale e sopratutto pieno di messaggi ambigui che mi è difficile accettare. Purtroppo fa parte di quella schiera di personaggi che non vogliono accettare il cambiamento e, cosa ancora piu' grave, non sono di grado di ammettere gli errori del recente passato e di chiedere scusa quando cio' possa essere necessario. Per dirla con Ghandi: la violenza è l'ultima parola della storia.....e questo vale a trecentosessanta gradi.

Anonimo ha detto...

Ho letto, solo di sfuggita, questa polemica.
Io toccherei due "corni" del problema: la questione Pinelli e la contestualizzazione dell'omicio Calabresi.

La prima mi sembra venga comunque ampiamente e colpevolmente ingnorata da tempo e cercare di richiamarla alla memoria degli italiani non è operazione da tralasciare. Certo bisogna farlo con cura e adeguatamente, non per sostenere le proprie tesi e/o per giustifcare il proprio operato.

Cotestualizzare un atto di violenza gratuita come quello dell'omicidio Calabresi è un'operazione che può servire agli storici ma non può essere usata per assolversi da eventuali colpe e responsabilità del periodo.

Di questo passo si potrebbe dire che comunque la rappresaglia delle Ardeatine era in qualche modo da capirsi visto il contesto di guerra.
Capisco la forzatura, ma quello che scrive oggi Sofri sul Corsera (sull'omicio Gentile) mi sembra anch'essa una forzatura di chi sa di aver probabilmente sbagliato.
Louis

ubik_57 ha detto...

Bentornato Louis, ci mancavano le tue sagge considerazioni. Su questa vicenda ti confesso di essere stupito per il modo in cui Sofri è intervenuto. Ho come l'impressione che ci sia dietro qualcosa di personale, di molto personale, che sfugge a tutti. Come se, per qualcosa accaduto ora, non riuscisse più a trattenersi. Colpevole o innocente che sia, Sofri sa e sa molto. E' ora che parli e la finisca con certe ambiguità, così sta facendo del male a tutti, alle vittime e a lui stesso